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Grey
Martin Erik Andersen / Chris Bradley / Jesse Darling / Keith Karquhar / Anders Holen / Daniel Keller / Yves Scherer
curated by Domenico de Chirico
14 GENNAIO | 20 FEBBRAIO 2016
Opening 14 gennaio, 2016 | ore 19-21
Il grigio è un colore comune in natura. In base alla luce presente, l’occhio umano può riconoscere lo stesso oggetto come grigio o come di un altro colore. Il globo oculare è in grado di distinguere nettamente in media 16 livelli di grigio. È il colore complementare di se stesso.
Nell’ambito pittorico, la creazione del colore è stata per secoli sottoposta a teorie e a sperimentazioni. La concezione classica considera il grigio come un “bianco sporco”, ottenuto quindi aggiungendo al bianco quantità variabili di nero. Tuttavia, esistono altri metodi per ottenere la nuance: è il caso del grigio neutro, ottenuto mescolando in quantità uguali i tre colori primari: blu, rosso e giallo. L’utilizzo di questo tono “speciale” permette di scurire un colore simulando l’ombra naturale molto più efficacemente di quanto potrebbe fare il nero, il cui utilizzo per le ombre è considerato, tra l’altro, errato. Un altro metodo per creare il grigio è mescolare in parti uguali i tre colori primari di stampa: ciano, magenta e giallo.
Nelle espressioni colloquiali e di uso comune così come secondo i precetti basilari del simbolismo, questo colore stabilisce, senza ombra di dubbio, una relazione tra il sensibile e il sovrasensibile, poiché come scriveva Hegel(Enciclopedia, p. 458.)1 : «Il simbolo è più o meno il contenuto che esso esprime come simbolo.» Dunque, per esempio, la sostanza che compone il cervello è comunemente detta “materia grigia”, per tale motivo il colore è anche associato alla sfera intellettuale.
Inoltre, rappresenta una mentalità caratterizzata dall’oggettività e dall’equilibrio perché viene visto come il colore che contiene sia il “bianco” sia il “nero” intesi come bene e male.
Come scriveva David Batchelor in Cromofobia (p. 89-90)2 : «perché questo colore - intenso, elevato, puro, senza qualificazioni - offriva uno sguardo sull’”Altro Mondo”, un mondo al di là della Natura e della Legge, un mondo non offuscato dal linguaggio, dai concetti, da significati e utilità.»
Aggiungeva: «Il Kansas di Dorothy, come sappiamo, è grigio.»
Domenico de Chirico
1 G.W.F. Hegel, Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio, trad. it., p.458
2 David Batchelor, Cromofobia. Storia della paura del colore, trad. it., pp. 89-90
Martin Erik Andersen
(1964, Copenaghen, Danimarca) vive e lavora a Copenaghen, Danimarca.
Ha recentemente avuto personali presso il Horsens Kunstmuseum (Horsens, DK), Gl. Holtegaard (Holte, DK) e Croy Nielsen (Berlino). Tra le mostre collettive: “Det stille liv – illusion og virkelighed” presso Holstebro Kunstmuseum (Holstebro, DK) e “FORÅRSUDSTILLINGEN” presso Den Frie Centre of Contemporary (Copenaghen).
Chris Bradley
(1982, Denville, New York) vive e lavora a Chicago, Illinois.
Dopo essersi diplomato presso l’Art Institute di Chicago, ha presentato alcune personali tra le quali: “Freezer Fever” da Roberto Paradise (San Juan) e “Close One” al Contemporary Art Museum (Raleigh). Le sue opere sono state esposte in mostre collettive presso Shane Campbell Gallery (Chicago), presso il museo d’arte contemporanea di Santa Barbara (CA) e presso l’Atlanta Contemporary Art Center (GA). Nel 2017 è stato invitato a presentare una sua personale presso il Museum of Contemporary art di Chicago.
Jesse Darling
(1988, Melbourne, Australia) vive e lavora a Londra, Regno Unito.
Quest’anno l’artista presenterà la sua personale presso Arcadia Missa a Londra mentre nel 2015 ha presentato la personale “NTGNE” presso il Serpentine Pavillion. L’artista è stata invitata ad esporre nella collettiva “Bread and Roses” il prossimo febbraio presso il Museum of Modern Art di Varsavia. Tra le collettive recenti: “Alive for an Instant” alla Galleria Stereo si Varsavia; “The Shadow of the Dome of Pleasure” a Newton in Nuova Zelanda e alla Salzburger Kunstverein nella mostra “Überschönheit”.
Keith Farquhar
(1969, Edinburgo, Scozia) vive e lavora ad Edimburgo, Scozia.
Keith Farquhar ha presentato recentemente alcune personali presso Office Braroque (Bruxelles), High Art (Parigi) e Piper Keys (Londra). Tra le ultime mostre collettive a cui ha partecipato vi sono: “Mirror Effect” da The Box (Los Angeles), “Panda Sex” da State of Concept (Atene) e “Let’s Destroy the Earth but Keep Humans” da Gregor Staiger (Zurigo).
Anders Holen
(1986, Skien, Norvegia) vive e lavora a Oslo, Norvegia.
Tra le personali recenti di Anders Holen vi sono: “Aid for a 2nd Impending Quagmire” presso Lynx (Oslo), “Aid for Impending Quagmire” da Helper Projects (New York) e “Now Usually I Dont do This But Uh..” presso Grunerløkka Kunsthall (Oslo). Ha esposto presso il Contemporary Art Center Vilnius (Vinius), presso la Kunsthall Oslo e presso Malmø Konsthall (Malmø).
Daniel Keller
(1986, Detroit, Michigan) vive e lavora a Berlino, Germania.
Nel 2016 Daniel Keller avrà una personale all’ Auditorium Parco Della Musica di Roma. Tra le mostre recenti: “Aujourd’hui je dis oui”, Galeria da Boavista (Lisbona); “Emotional Supply Chains”, Zabludowicz Collection (Londra) e “Hacking Habitat” a New York.
Yves Scherer
(1987, Solothurn, Svizzera) vive e lavora a New York e Berlino.
Nel 2015 ha presentato la sua personale a New York presso l’Istituto Svizzero. Tra i progetti del 2015 anche Art Parcours nell’ambito di Art Basel. Ha partecipato a numerose mostre collettive tra cui: “Nimm‘s mal Easy” presso Ausstellungsraum Klingental di Basilea; “Cookie Gate” da Ellis King a Dublino e “Last Night” presso Parallel Oaxaca a Città del Messico.